lunedì 6 febbraio 2012

L'urlo del call center


Mio padre, sindacalista in fabbrica dai tempi di Matusalemme, mi raccontava che una volta, nelle catene di montaggio, esisteva l'urlo della catena, una sorta di grido globale del macchinario che stordiva la gente e la mandava a casa rimbambita dal rumore. Ora, tra i Cipputi del terzo millennio, esiste l'urlo del call center.
Fateci caso, se chiamate un qualunque call center in inbound, di sottofondo alla voce dell'operatore si sente un brusio, un vociare come un mercato. Sono i colleghi, una popolazione variabile tra le 30 e le 150 persone, dipende dalla capienza e dalla disposizione dei locali e delle postazioni di computer. Uno schiamazzare continuo, dai toni variabili, che aumenta e scende a seconda degli orari, cui di solito si aggiunge il collerico sbraitare di qualche team leader, specialmente le donne, che istericamente urla "Tenete bassi i tempi! Alzate gli indici!". Già, perchè in inbound paga chi riceve la chiamata e non chi chiama, per questo sono numeri verdi, e questo vuol dire che bisogna lavorare a folle velocità ed esaurire al minimo le chiacchiere con il clt, per cui non stupitevi se gli operatori con cui parlate non si fanno sfuggire nemmeno un sorrisino di fronte alla più audace delle battute, fanno solo perder tempo... oggi, giornata di tregenda, con mille chiamate in coda e clienti da gestire a velocità da record, avevo in cuffia uno spiritosone che ha cercato tutto il tempo di farmi ridere ed alla fine si è anche un pò offeso, perchè lo rimbalzavo sistematicamente a suon di rumoroso silenzio. Ovviamente quando sono uscita ho isolato con la musica tutti i rumori circostanti, viaggiando in bus con solo il suono del mio mp3 a tenermi compagnia. Paradossalmente, preferisco quello al vociare dei ragazzini che abitano quanto me i bus cittadini. Per curiosità, fate un sondaggo tra le vostre conoscenze, se c'è qualche operatore di call center quasi sicuramente quando esce dal lavoro il cell lo lascia silenziato per almeno un'oretta. Io a volte anche per giorni. E nei giorni di pausa adoro il silenzio, chissà come mai...
Una volta adoravo parlare al telefono, ora sono anni che non ne posso più. Sono passata alla parola scritta, sia sms che mail, e se qualche amico lontano mi propone una chiacchierata via Skype declino l'invito, anche quando si tratta di amici che non sento da molto. Ma vivere sotto le cuffie la maggior parte della giornata mi ha resa refrattaria all'uso dei mezzi di comunicazione telefonica, per quanto spesso finisca per usarli anche io. Ma quando torno a casa, voglio solo il silenzio.

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